Ci vediamo a Torino?
Pensierini sparsi sulle fiere dell'editoria + Tradurama FEAT. Federica Aceto
Ciao,
non è appena cominciato un nuovo mese, e infatti questa non è una letterina ma una cartolina. Dentro ci sono:
· pensierini sparsi
· qualche info sul prossimo Tradurama FEAT.
Ma andiamo con ordine.
Il periodo delle fiere
È cominciato il periodo delle fiere, o forse è più esatto dire che è cominciato il periodo più intenso delle fiere, visto che le fiere dell’editoria non si fermano mai. Poche settimane fa, per dire, c’è stato Testo a Firenze, a seguire la London Book Fair, poi Book Pride a Milano, a breve ci sarà la Bologna Children’s Book Fair e non so più che altro, fino al picco stagionale: il Salone del Libro di Torino. E in questo periodo in cui praticamente ogni settimana c’è una fiera, in questo periodo in cui chi lavora in editoria non ha neppure un weekend libero, in questo periodo in cui chi gravita intorno al mondo dell’editoria salta da un treno all’altro, perché bisogna esserci, perché bisogna farsi vedere, io me ne resto tranquilla ai margini, geografici ma non solo.
Creare contatti
Quando ho capito che volevo fare la traduttrice e, per la precisione, che volevo tradurre narrativa, mi sono chiesta se vivendo ai margini, lontano dai posti dove si fa l’editoria, ci sarei mai riuscita. Gente con molta più esperienza di quanta ne avessi io, che ero agli inizi, mi ripeteva che in editoria i contatti sono importanti, fondamentali. Vent’anni fa, infatti, anch’io prendevo aerei per andare al Salone, per andare a PLPL, per incontrare dal vivo editori, redattori, colleghi. E sì, ho creato contatti – più umani che professionali, a dire il vero, visto che la maggior parte del tempo non la passavo a fare PR ma a mandare giù caffè e a fumare sigarette, scambiando gossip.
Il troppo stroppia
Non vado a una fiera dell’editoria da almeno dieci anni. Non solo perché, in tutta sincerità, è uno sbatti esagerato, soprattutto se vivi ai margini e devi prendere aerei, fermarti a dormire, e via discorrendo. Tant’è che non vado nemmeno alla fiera che si tiene nella mia città, e che potrei tranquillamente raggiungere a piedi, passeggiando per una ventina di minuti al massimo. E non vado nemmeno alle presentazioni, a nessun tipo di evento editoriale. Per il semplice fatto che non ne ho voglia, zero. E non per il mi si nota di più di morettiana memoria, no. E nemmeno perché, come dicevo tempo fa a un amico, ambisco a diventare una specie di Thomas Pynchon dell’editoria/traduzione. Ma perché il troppo stroppia. E perché mi sembra tutto di una noia mortale: sempre gli stessi nomi, sempre le stesse facce, sempre gli stessi argomenti. Due palle.
Ci vediamo a Torino?
Io non so se questo eccesso di fiere, e di eventi in genere, faccia bene all’editoria. Non conosco i numeri, e nemmeno mi interessano. La mia impressione, però, è che a lungo andare gli effetti della sovraesposizione non saranno tanto diversi da quelli della sovraproduzione. Quindi no, neppure quest’anno ci vedremo a Torino, come rispondo a chi me lo chiede – Ci vediamo a Torino?, nel mondo dell’editoria, è un po’ l’equivalente di Che fai a Capodanno? nel mondo normale.
Tradurama FEAT.
La prossima ospite di Tradurama FEAT. sarà Federica Aceto (traduttrice, tra gli altri, di Ali Smith, Don DeLillo, Martin Amis) che ci racconterà Shy di Max Porter, che ha tradotto in italiano per Sellerio.
Appuntamento live su Zoom, il 10/04 alle 19h. Come sempre, chi non può partecipare alla diretta avrà la possibilità di recuperare l’incontro in streaming.
Per info e iscrizioni (i posti sono limitati, il costo è 5€): feat@tradurama.it
A presto con la prossima letterina!
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