Ma è del mestiere, questa?
Ciao,
non è appena cominciato un nuovo mese e infatti questa non è una letterina ma una cartolina.
What if...
Se avessi un euro per ogni intervento senza senso che ho dovuto rifiutare in fase di revisione, perdendo anche del tempo per cercare e copincollare link e dare spiegazioni varie, magari non sarei multimilionaria ma me la passerei senz’altro meglio. E, ora che ci penso, quasi quasi nel prossimo contratto con una CE nuova, chiedo di inserire una clausola apposita, una cosa del tipo: “per ogni intervento immotivato e suscettibile di introdurre nel testo errori di varia natura, al traduttore verrà corrisposto un euro lordo extra”.
Non sono io, è il tema natale
Un mio amico (che potrebbe presto diventare un ex amico, perché non fa che insultarmi) dice che sono una rompipalle (in realtà, usa altri termini, ma qui edulcoro, perché sono una signorinella perbene). E forse, in parte, ha ragione. Forse. In parte. Ma non è colpa mia, è colpa del mio tema natale. Sono nata sotto il segno del Leone (=megalomane), ho l’ascendente in Vergine (=pignola) e la luna in Scorpione (=viscerale e vendicativa). Che poi, se devo dirla tutta, non sono questa gran rompipalle, non sul lavoro almeno. Nel senso che quando ho a che fare con persone professionali, competenti, capaci, dimostro una flessibilità e un’elasticità senza pari. Le cose, però, cambiano quando ho a che fare con i peracottari.
Ora, ahimè, il magico mondo dell’editoria è pieno di peracottari. E sì, magari questa mesta considerazione si può applicare a qualsiasi campo, ma in un’ipotetica classifica degli ambiti lavorativi con il più alto tasso di peracottari, sono certa che l’editoria si piazzerebbe agevolmente in top 3. Per fortuna, ci sono anche le CE che sanno fare i libri, ma mi sembra sia una specie in via d’estinzione.
Il mio amico presto ex amico mi dice spesso: Ma che ti frega? Il punto è che, purtroppo, mi frega, mi frega eccome. Non solo perché, come spiegavo prima, il mio tema natale non mi lascia scampo, ma soprattutto perché lì sopra, anche se spesso ben nascosto, c’è il mio nome.
Ma è del mestiere, questa?
Se avessi un euro per tutte le pecionate che ho letto sui libri, sì che sarei multimilionaria. Pezzi di carbone intrisi d’umidità trasformati in salmerini madidi di sudore, sfere che diventano orbi, donne imborsettate che in realtà sono tipe che se ne vanno in giro come barbone, cariche di borse, matrioske che diventano bambole di paglia... E, badate bene, questi non sono esempi di fantasia, queste sono – ahimè – true sad stories. Di cui, per inciso, tanti traduttori si fanno – giustamente – beffe. Quindi sì, mi frega, perché non voglio diventare lo zimbello dei colleghi, non voglio che qualcuno mi bolli come l’ennesima cagna maledetta o che si chieda: Ma è del mestiere, questa?
Poi è chiaro che ci sono pecionate e pecionate. Alcune sono più sottili, più subdole. Per dire, se, sfogliando un libro, leggo: “Sono passati X giorni da quando l’ho visto l’ultima volta” io mi sento male, fisicamente male. E sapete perché? Perché NON è italiano. “Sono passati X giorni dall’ultima volta che l’ho visto” è italiano. Quindi se io scrivo: “Sono passati X giorni dall’ultima volta che l’ho visto” e tu me lo correggi con: “Sono passati X giorni da quando l’ho visto l’ultima volta”, io sbrocco. (Questo è un esempio di fantasia, invece, ma ispirato a una storia vera.)
Why always me?
Il problema – problema al quale, come ormai si sarà capito, sono molto sensibile – e che non è dato sapere di chi sia la colpa: del traduttore? del revisore? di un correttore di bozze che si annoiava e ha voluto aggiungere il suo tocco personale? Ma, naturalmente, siccome lì sopra, anche se ben nascosto, di nome ce n’è uno solo, ed è quello del traduttore, a essere bollato come un cane maledetto sarà lui.
Le letterine tornano a settembre. Tradurama FEAT. non si sa.
Per il momento, buone letture e buone vacanze!